UN'ONDA ANOMALA NON SI PUò CAVALCARE!
-----ASSEMBLEA STUDENTI MEDI-----
Sabato 06/12:
Ore 13:00 Liceo Scientifico Filippo Buonarroti
Pomeriggio: sistemazione spazi per accogliere le delegazioni
Domenica 07/12:
Ore 10:00: inizio Assemblea Plenaria
Ore 13:00: pausa pranzo
Ore 14:00: rientro in assemblea
Ore 16:00: chiusura Assemblea Plenaria
Ore 17:00: apertura tavoli di lavoro:
- Tavolo “Interazione e Mobilitazione” (come prendere contatto con le altre realtà in lotta e quali date indire di mobilitazione nazionale)
- Tavolo “Didattica” (passare dalla critica alla riforma alla proposta attiva)
Sera: chiusura tavoli di lavoro
Lunedi 08/12:
Ore 10:00: Seconda Assemblea Plenaria di resoconto dei tavoli e per redigere un documento unitario nazionale.
Per Informazioni chiamare:
Lorenzo: 3403698471
Lorenzo: 3381601623
Fabio: 3382830235
COORDINAMENTO STUDENTI MEDI PISA
DOCUMENTO APPROVATO ALL’ASSEMBLEA ROMANA DEL 15/11/2008
Raccogliendo l’appello lanciato dagli studenti delle facoltà occupate della Sapienza ci siamo riuniti in un’assemblea a cui hanno preso
parte numerose realtà provenienti da tutto il paese.
L’analisi comune, che è emersa dalla discussione, è che lo stravolgimento che il mondo della formazione sta subendo in questi ultimi 15 anni è dettato da un’ideologia neoliberista che mira a trasformare la scuola in un’azienda.
In una fase come questa in cui, a causa del crollo delle borse e del
sistema finanziario, il sistema economico subisce la crisi più forte
da molti decenni a questa parte, la scuola, l’università e tutto il
mondo della formazione sono visti dai governanti di turno esclusivamente come voci di spesa da tagliare.
Il movimento che in questi mesi ha invaso scuole e piazze di tutta
Italia è determinato a creare l’alternativa a questo modello si sistema, costruendo una scuola libera e accessibile a tutti.
Siamo convinti che l’unico cambiamento possibile sia quello che
costruiamo giorno dopo giorno dal basso, nelle assemblee, nelle
occupazioni, nell’autogestione di spazi e non una riforma scritta da
burocrati che rappresentano solo se stessi e i loro interessi.
Per queste ragioni nelle ultime settimane la nostra protesta
all’interno degli istituti è stata caratterizzata dalla
riappropriazione dei saperi e degli spazi. Ma siamo coscienti che per
costruire una scuola diversa sia necessario porre il problema della trasformazione di questo modello di società.
A nostro parere infatti la possibilità di questo movimento di cambiare questa società radicalmente, sta nella capacità di non rimanere
ancorati alla contingenza del singolo provvedimento e di costruire una
protesta comune con il mondo del lavoro e con tutte le fasce sociali più deboli, duramente colpite in questi mesi dalla crisi economica.
Un fronte comune che non accetta nessun tipo di strumentalizzazione da
partiti, sindacati e simili.
Un movimento apartitico, ma non apolitico.
La nostra protesta per il diritto ad un futuro sicuro e non precario è geneticamente contrapposta a chi vorrebbe generare una guerra tra poveri, fomentando razzismo e xenofobia.
Per questo non accettiamo nessuna infiltrazione da parte di strutture
neofasciste all’interno della nostra protesta.
A chi pensa di poterci intimidire con minacce, provocazioni, denunce o
provvedimenti disciplinari ha già risposto la nostra fermezza e la
nostra convinzione, come ha dimostrato la straordinaria giornata di
ieri.
Noi non abbiamo paura!
Quest’assemblea è solo l’inizio di un percorso che, partendo dalle
scuole, noi studenti medi abbiamo intenzione di proseguire, anche
attraverso un’altra assemblea nazionale.
Questa protesta non conosce confini. L’onda non si fermerà!
Assemblea nazionale delle studentesse e degli studenti in mobilitazione*
*Sono presenti studenti da: Roma, Milano, Napoli, Torino, Bologna, Firenze, Pisa, Bari, Cosenza, Padova, Trieste, Verona, Palermo, Alessandria, Venezia, Bergamo, Livorno, Siena.
domenica 30 novembre 2008
lunedì 24 novembre 2008
E' uscito il primo numero di onda anomala

Il primo numero di Onda Anomala, il foglio ribelle dei collettivi studenteschi StudentsX, è finalmente "uscito alle stampe" e sarà in distribuzione già dai prossimi giorni davanti alle scuole di tutta la Versilia. Ovviamente gratis e chiaramente copyleft.
> IN QUESTO NUMERO:
- il rimbalzo dell'onda - report dall'assembela nazionale del 15/16 nov
- non paghiamo la vostra crisi
- il fascismo del 2008 - dalla mattanza di genova 2001 lle provocazioni squadriste di piazza navona
- questa crisi non è la nostra - indagine sulla crisi finanziario/economica
venerdì 21 novembre 2008
Un'altra università non vuol dire l' università del futuro
> Il rimbalzo dell'Onda
Dopo il 14 di novembre il movimento rientra nei suoi luoghi d'origine, inebriato dalla condivisione della presenza, da quell'essere in molti tutti insieme nello stesso luogo. Questa potenza va scagliata, luogo per luogo, contro il sistema della scuola e dell'università - sistema mostruoso per astrazione e debole nel conseguire risultati proprio perchè assegna alla formazione ed alla ricerca il compito di aiutare la crescita economica del paese, favorire la competizione della nostra industria sul mercato globale. Per far questo,occorre convergere sulla didattica, cioè su tempi, modi,contenuti con i quali l'università adempie al compito per il quale è nata: la rielaborazione del sapere in forma tale che sia pubblicamente, meglio, dirò, comunemente, trasmissibile di generazione in generazione. Si tratta di partire dalle cose come stanno, dal clamoroso fallimento della riforma "3+2", riforma bi-partisan quanti altri mai, proposta pressoché unanimemente dal ceto politico, sia di destra che di sinistra.
Si tratta d'andare nella direzione opposta a quella indicata dalla riforma Berlinguer-Moratti-Gelmini. Mentre quest'ultima mira a sfornare leve di massa d'idioti specializzati per ruoli lavorativi stupidi e ripetitivi, la pratica dell'autoformazione si dispiega attraverso le discipline per conseguire quell'unita del sapere che sola permette una rappresentazione vera della realtà:infatti la realtà, come la natura da cui scaturisce, è di per sé interdisciplinare. L'autoformazione si sviluppa quindi come rapporto tra lo studente e la realtà, e non già come destino dello studente nel mercato del lavoro.
Per tradurre in slogan la questione potremmo dire che i primi tre anni di curriculum universitario conseguono il loro scopo nel fornire le competenze generiche dell'individuo sociale; essi sono quindi organizzati a livello d'ateneo e prevedono che lo studente attraversi, tramite la scelta libera dei corsi, tutte le aree tematiche presenti nell'ateneo - e.g. all'Unical queste aree sono cinque ed in conseguenza il numero d'esami complessivo per il triennio non dovrebbe superare il numero di quindici. I corsi, poi, devono possedere quell'aura socratica che permetta il rapporto individuale tra docente e discente, e consenta l'acquisizione della capacità euristica piuttosto che l'apprendimento passivo di nozioni - e questo comporta che non vi siano molte decine di studenti per classe e che l'attività di docenza preveda un andamento per dispute e seminari. Si pensi che, nel modello "3+2", la lezione frontale, con l'uso dei lucidi e del power- point in una classe con centinaia di studenti, somiglia più ad una conferenza televisiva che ad una attività di trasferimento della conoscenza svolta in presenza.
La valutazione del professore,
la potenza intellettuale dello studente
Si è già detto: l'università non è un centro di ricerca. Questo comporta che un ottimo ricercatore possa essere un mediocre o anche pessimo docente, se privo del prestigio intellettuale che solo la capacità espressiva è in grado di conferire. Il giudizio didattico sul professore non deve essere affidato ai suoi pari, bensì agli studenti che hanno seguito i suoi corsi: essi soli hanno l'esperienza per valutare. Questo giudizio, espresso ripetutamente nelle forme adeguate, deve avere un valore determinante a livello d'ateneo per il conferimento degli incarichi e per la carriera accademica. Va da sé che gli attuali questionari, somministrati irresponsabilmente e privi del minimo riscontro pratico, sono la caricatura del giudizio studentesco sull'attività della docenza.
Il sistema nazionale dell'università pubblica ed il reclutamento dei docenti
Per assicurare la trasmissione pubblica dei saperi le università devono costituire rete - avere le regole fondamentali in comune sicché sia garantita la mobilità di studenti, dottorandi e docenti da una sede universitaria ad un'altra. La prima regola è che per intraprendere e progredire nella carriera accademica occorre cambiar sede-questo vuol dire che, ad esempio, il dottorato si consegue in un ateneo diverso da quello che ha conferito la laurea magistrale; ed il contratto a tempo determinato post-doctoral richiede nuovamente un mutamento di sede. In particolare, i docenti devono avere una qualificazione attestata a livello nazionale nella forma di abilitazione alla docenza valida per un certo periodo, supponiamo per cinque anni. Entro quest'intervallo di tempo, il singolo ateneo può attingere dalla lista aperta degli abilitati, e solo da quella, il nuovo personale docente, a discrezione del Dipartimento interessato e senza la farsa del concorso nazionale o almeno quello in ruolo che possiede tutti i titoli, attivi e passivi.
Il docente in ruolo è sottoposto a valutazione decennale, articolata:
a) in un esame della sua attività di ricerca espresso dai suoi pari a livello internazionale; b) in un giudizio sulla capacità didattica formulato dagli studenti che hanno seguito i suoi corsi, nonché da coloro che lo hanno avuto come tutor o come relatore di tesi. Il superamento della valutazione decennale è condizione necessaria per rinnovare il rapporto di lavoro con gli atenei del sistema pubblico. Il ruolo della docenza è unico con parità di diritti e doveri; l'eventuali differenziazioni nello stipendio devono essere articolate in funzione dell'esperienza e delle attività accademiche svolte.
La democrazia universitaria
Una delle conseguenze tra le più funeste della contro-riforma "3+2" è la trasformazione virtuale dei professori in improvvisati "managers" e del rettore in amministratore delegato personalmente interessato a conservare potere e prebende. Anche qui,occorre imboccare la direzione opposta. Intanto l'elettorato del rettore deve comprendere oltre ai professori a pieno tempo, ai dottorandi ed agli assegnasti, tutti gli studenti a partire dal terzo anno in regola con gli esami. Inoltre l'elettorato attivo deve coincidere con quello passivo -sicché potrebbe capitare di ritrovarsi uno studente come rettore,cosa per altro che accadeva in qualche università italiana fino all'altro ieri, fino alla campagna napoleonica. Al rettore andrebbe affiancato un Consiglio d'ateneo eletto in forma non corporativa, con poteri di gestione e di rappresentanza. Il rettore ed i membri del Consiglio dovrebbero restare in carica per un solo mandato e non godere dell'elettorato passivo per il mandato immediatamente successivo. Il Senato accademico andrebbe soppresso insieme alle Facoltà i ruoli accademici dovrebbero far capo ai Dipartimenti, che, a loro volta, andrebbero strutturati attorno a tematiche di ricerca e non definiti sulla triste base disciplinare.
Al posto delle Facoltà dovrebbero subentrare i Consigli di Corso di Laurea ed il Coordinamento dei consigli, entrambi modulati da esclusive ragioni didattiche ed in grado di fare emergere le passioni conoscitive degli studenti. Infine andrebbe svuotata di ogni autorità, come peraltro già sta avvenendo, la Conferenza dei Rettori ed Consiglio Nazionale Universitario (Cun). La rappresentanza del sistema nazionale universitario andrebbe assunta da un organo consiliare eletto di volta in volta, su singole questioni e con mandato vincolante, dai Consigli d'Ateneo.
contributo di Franco Piperno
sabato 15 novembre 2008
L' onda è una grande mareggiata!

Gli ingegneri della Federico II di Napoli hanno cappellini di palloncini colorati. E reggono uno striscione con su scritto: «Almeno i numeri lasciateli dare a noi». Gli studenti e i ricercatori di Pisa promuovono una vera e propria ”Resistenza fisica” e sfilano con in mano la lapide con su scritto ”la cultura è morta” e, comunque, ”La Torre pende dalla nostra parte”. E ci sono quelli della facoltà di Economia e i ragazzi, più di quattromila, arrivati da tutti gli atenei e le scuole delle Marche e, ancora, solo a leggerli gli slogan, non si riesce a stargli dietro.
«Quello che chiediamo - parla in modo concitato Stefano, facoltà di scienze politiche
- è l’abrogazione delle leggi vergogna perché con queste si vogliono dismettere scuola ed università. L’unica riforma? E’ quella che abbiamo cominciato a praticare. E’ il nostro sapere libero». Il rifiuto è netto: quello di delegare ad altri, che siano anche i sindacati, la decisione sull’università. «Vogliamo - spiegano -
un nuovo modello di formazione». E con questa precisa idea sfilano con in mano un cartellone con la forbice i ricercatori di Biologia e gli architetti di valle Giulia con lo slogan: «Gli unici tagli che ci piacciono sono quelli di Luciano Fontana». E dire che di prima mattina già La Sapienza e piazzale Aldo Moro, da cui è partito il primo dei tre cortei che ha invaso Roma, era completamente occupato da migliaia di studenti giunti in treni speciali, in pullman, con le macchine e persino con l’autostop da tutta Italia. «E’ l’Onda» urlano. «E quest’Onda vi travolgerà». E in più di trecento mila, ieri, hanno letteralmente invaso Roma, all’urlo univoco: «Noi la crisi non la paghiamo! » e «stop alla Gelmini». Federico si ferma e osserva: «Sono un ricercatore di Pisa, un chimico, a stento guadagno 800 euro al mese e come tanti ho deciso di trasferirmi all’estero. Ma a Gelmini voglio dire che non c’è davvero cervello per chi, come accade in Italia, ”schiaccia” i suoi cervelli». E dall’istituto di Scienza e teoria della logica, in via San Martino della Battaglia, si srotolano enormi manifesti bianchi con su scritto: «La ricerca precaria non dà
futuro». E gli studenti che lo attraversano applaudono, sorridono, un vero fiume in piena. «Siamo uno tsunami » dicono. Ed un vero tsunami è stato. Ma un’Onda pacifica, allegra è quella che ieri ha manifestato, fortunatamente senza tensioni, per arrivare
sin sotto Montecitorio riunendosi agli studenti medi che affollavano piazza della Repubblica, agli altri giunti sino da Ostiense, al corteo dei sindacati partito da Bocca della Verità e arrivato a piazza Navona. E proprio ”Onda sale, Roma trema verso
lo sciopero generale” è lo striscione verde che ha aperto il corteo degli universitari di Roma tre. E anche qui sono giunti da tutt’Italia, su uno dei tanti slogan srotolati si legge ancora ”Onda calabra” e a sentire Tiziana sono due giorni che sono in viaggio per venire a protestare contro la riforma delle università. Sfilano con i camici i giovani studenti della facoltà di Medicina, e quelli che vengono da Siena urlano ”Privatizzate ’sto caos”. Da Genova le facoltà in lotta portano in spalla cartelli con su scritto: «Non chiedo soldi ma giustizia». E a spasso, colorata, si porta persino l’onda vera (azzurra, in plastica) della facoltà di chimica. «Gelmini, Brescia si vergogna di te» recita lo striscione esposto dagli universitari della Lombardia e proprio perché Gelmini - dicono - è nata in provincia di Brescia ed è bene che si sappia. «Siamo in cinquecentomila» urleranno poi i ragazzi appena entrati a piazza Venezia. E proprio qui, mentre a sorpresa si credeva che gli studenti arrivassero a piazza Navona dove si stava concludendo il corteo della Cgil, il serpentone ha deciso di deviare con destinazione Montecitorio. «Piazza Navona?», dirà Francesco della facoltà di matematica di Roma. «E noi che c’entriamo? Lì c’è il corteo dei sindacati non è il nostro. Noi abbiamo scelto di essere autonomi». E la destinazione prevista è stata proprio il parlamento. Fortunatamente, nonostante il cordone di polizia, non vi sono stati scontri, solo qualche fumogeno e tanta voglia di esserci e partecipare. Tra gli altri si sono intravisti anche Paolo Ferrero e lo stesso Fausto Bertinotti in un corteo che - dirà Ferrero - «appartiene a loro». E agli studenti ieri è appartenuto senza se e senza ma. Nonostante i soliti balletti di cifre - la questura dirà prima che hanno sfilato più o meno in 30mila poi in 100mila - la verità è che, al di là delle cifre, l’Onda ha travolto la città e la città se n’è accorta. Gli studenti hanno reclamato in ogni modo il loro essere «padroni pacifici della città e del movimento». E che, comunque - nonostante la volontà già espressa dalla Gelmini di andare avanti nonostante tutto e tutti - i collettivi sono già all’opera per pianificare i prossimi appuntamenti: il 12 dicembre a fianco della Cgil per lo sciopero dei lavoratori «contro la politica economica del governo».Per oggi e per domani era già prevista l’assemblea pubblica dei collettivi universitari.
Lunedì e, ancora, per tutta la prossima settimana, il movimento continuerà la propria mobilitazione nelle scuole, nelle università e in occasione della giornata internazionale lanciata dal social forum mondiale e confermata da quello europeo di
Malmoe. Per tornare a chiedere, ancora, una nuova riforma per lo studio e il libero sapere e proprio ”sulla cresta dell’Onda”.
tratto da Liberazione
venerdì 7 novembre 2008
MANDIAMO LA GELMINI A PEDALARE
La lotta non si vuole e non si può fermare.
BICICLETTATTA CONTRO LA GELMINI
PROTESTIAMO PEDALANDO.
Dopo le mobilitazioni di queste settimane il movimento studentesco e non solo si dà appuntamento in
PIAZZA MAZZINI SABATO 8 novembre ORE 15.30
Bloccheremo di nuovo la città, invaderemo di nuovo le nostre piazze e le nostre strade.
Urleremo ancora e ancora più forte.
Siamo troppi e troppo belli per non bloccare questo ministro, questo governo e questa politica disastrosa.
STUDENTSX VERSILIA
BICICLETTATTA CONTRO LA GELMINI
PROTESTIAMO PEDALANDO.
Dopo le mobilitazioni di queste settimane il movimento studentesco e non solo si dà appuntamento in
PIAZZA MAZZINI SABATO 8 novembre ORE 15.30
Bloccheremo di nuovo la città, invaderemo di nuovo le nostre piazze e le nostre strade.
Urleremo ancora e ancora più forte.
Siamo troppi e troppo belli per non bloccare questo ministro, questo governo e questa politica disastrosa.
STUDENTSX VERSILIA
mercoledì 5 novembre 2008
Il risveglio del sogno
Squilla il telefono... Apro gli occhi......Sono le 8.30.....
Fino alle 4.30 ero rimasto a fare la spola tra il Liceo Classico occupato e il Liceo Scientifico, anch'esso occupato.
A fare avanti e indietro, in preda a un demone. Il demone forte e denso di chi vive la rivolta sulla propria pelle, la sente crescere e vivere, respirare assieme a te, ruggire e travolgerti, azzanarti al collo e non mollarti più.
" Dove sei? Noi siamo davanti alla Croce Rossa. Muoviti. Vieni qua. Ti aspettiamo. Dobbiamo andare ad occupare i binari della stazione". "Quanti siete ?" - chiedo, avvolto dal sonno e dalla paura che l'organizzazione, dopo giorni di sforzi, non avrebbe retto per l'ennesima volta. "Almeno 500" - mi rispondono.
"Ok" - penso - "Anche stamani è andata".
Il saggio dice che si è indispensabili, finchè ci si sente tali, quando non lo si sente non lo si è più.
Dopo tanto, forse per la prima volta, non mi sento indispensabile, non ci sentiamo indispensabili. Utili, forse necessari, ma non insosotituibili. La generazione di Genova sta cedendo il passo.
Una nuova generazione si affaccia alla politica. Una generazione che ha gli occhi svegli e furbi. Che è in grado di fermare le scuole per giorni e giorni, d' inondare le piazze e le strade della nostra città. Di emozionarsi e di tremare di paura. Sognatori e realisti.
Sanno cosa vogliono. Realizzare i propri sogni. Tutto qua. E non è abbastanza?
Arrivo alla Croce Verde. Il saluto di centinaia e centinaia di fratelli e sorelle mi avvolge, mi prende e mi lancia, ancora una volta, tra le strade della ribellione, scalda più di qualsiasi raggio di sole.
"Andiamoci a prendere la stazione" - sussurano giovani voci che mischiano incoscienza, rabbia e paura.
Arrriviamo alla stazione e già ci aspettano i biechi in blu. Bloccano quelli che definiscono i leader del movimento locale, i capi.
Nella loro menatlità militare vi è sempre una gerarchia, ma noi che non accettiamo nè proprietari nè padroni, sappiamo bene che non esistono capi e portavoce. Il movimento è il portavoce di sè stesso. Non è fermando uno di noi che ci fermerete. Invadiamo i binari. I più coraggiosi, invitano gli altri e le altre a raggiungerli.
Il megafono urla: "Siamo troppi per avere paura, siamo troppi per avere paura....".
L'onda anomala non ha solamente invaso le nostre piazze e le nostre città, ma ha invaso soprattutto i nostri cuori e le nostre anime, cambiandole per sempre.
Siamo troppi per non farvi paura....
Con amore,
Stefano
Fino alle 4.30 ero rimasto a fare la spola tra il Liceo Classico occupato e il Liceo Scientifico, anch'esso occupato.
A fare avanti e indietro, in preda a un demone. Il demone forte e denso di chi vive la rivolta sulla propria pelle, la sente crescere e vivere, respirare assieme a te, ruggire e travolgerti, azzanarti al collo e non mollarti più.
" Dove sei? Noi siamo davanti alla Croce Rossa. Muoviti. Vieni qua. Ti aspettiamo. Dobbiamo andare ad occupare i binari della stazione". "Quanti siete ?" - chiedo, avvolto dal sonno e dalla paura che l'organizzazione, dopo giorni di sforzi, non avrebbe retto per l'ennesima volta. "Almeno 500" - mi rispondono.
"Ok" - penso - "Anche stamani è andata".
Il saggio dice che si è indispensabili, finchè ci si sente tali, quando non lo si sente non lo si è più.
Dopo tanto, forse per la prima volta, non mi sento indispensabile, non ci sentiamo indispensabili. Utili, forse necessari, ma non insosotituibili. La generazione di Genova sta cedendo il passo.
Una nuova generazione si affaccia alla politica. Una generazione che ha gli occhi svegli e furbi. Che è in grado di fermare le scuole per giorni e giorni, d' inondare le piazze e le strade della nostra città. Di emozionarsi e di tremare di paura. Sognatori e realisti.
Sanno cosa vogliono. Realizzare i propri sogni. Tutto qua. E non è abbastanza?
Arrivo alla Croce Verde. Il saluto di centinaia e centinaia di fratelli e sorelle mi avvolge, mi prende e mi lancia, ancora una volta, tra le strade della ribellione, scalda più di qualsiasi raggio di sole.
"Andiamoci a prendere la stazione" - sussurano giovani voci che mischiano incoscienza, rabbia e paura.
Arrriviamo alla stazione e già ci aspettano i biechi in blu. Bloccano quelli che definiscono i leader del movimento locale, i capi.
Nella loro menatlità militare vi è sempre una gerarchia, ma noi che non accettiamo nè proprietari nè padroni, sappiamo bene che non esistono capi e portavoce. Il movimento è il portavoce di sè stesso. Non è fermando uno di noi che ci fermerete. Invadiamo i binari. I più coraggiosi, invitano gli altri e le altre a raggiungerli.
Il megafono urla: "Siamo troppi per avere paura, siamo troppi per avere paura....".
L'onda anomala non ha solamente invaso le nostre piazze e le nostre città, ma ha invaso soprattutto i nostri cuori e le nostre anime, cambiandole per sempre.
Siamo troppi per non farvi paura....
Con amore,
Stefano
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