mercoledì 5 novembre 2008

Il risveglio del sogno

Squilla il telefono... Apro gli occhi......Sono le 8.30.....
Fino alle 4.30 ero rimasto a fare la spola tra il Liceo Classico occupato e il Liceo Scientifico, anch'esso occupato.
A fare avanti e indietro, in preda a un demone. Il demone forte e denso di chi vive la rivolta sulla propria pelle, la sente crescere e vivere, respirare assieme a te, ruggire e travolgerti, azzanarti al collo e non mollarti più.
" Dove sei? Noi siamo davanti alla Croce Rossa. Muoviti. Vieni qua. Ti aspettiamo. Dobbiamo andare ad occupare i binari della stazione". "Quanti siete ?" - chiedo, avvolto dal sonno e dalla paura che l'organizzazione, dopo giorni di sforzi, non avrebbe retto per l'ennesima volta. "Almeno 500" - mi rispondono.
"Ok" - penso - "Anche stamani è andata".
Il saggio dice che si è indispensabili, finchè ci si sente tali, quando non lo si sente non lo si è più.
Dopo tanto, forse per la prima volta, non mi sento indispensabile, non ci sentiamo indispensabili. Utili, forse necessari, ma non insosotituibili. La generazione di Genova sta cedendo il passo.
Una nuova generazione si affaccia alla politica. Una generazione che ha gli occhi svegli e furbi. Che è in grado di fermare le scuole per giorni e giorni, d' inondare le piazze e le strade della nostra città. Di emozionarsi e di tremare di paura. Sognatori e realisti.
Sanno cosa vogliono. Realizzare i propri sogni. Tutto qua. E non è abbastanza?
Arrivo alla Croce Verde. Il saluto di centinaia e centinaia di fratelli e sorelle mi avvolge, mi prende e mi lancia, ancora una volta, tra le strade della ribellione, scalda più di qualsiasi raggio di sole.
"Andiamoci a prendere la stazione" - sussurano giovani voci che mischiano incoscienza, rabbia e paura.
Arrriviamo alla stazione e già ci aspettano i biechi in blu. Bloccano quelli che definiscono i leader del movimento locale, i capi.
Nella loro menatlità militare vi è sempre una gerarchia, ma noi che non accettiamo nè proprietari nè padroni, sappiamo bene che non esistono capi e portavoce. Il movimento è il portavoce di sè stesso. Non è fermando uno di noi che ci fermerete. Invadiamo i binari. I più coraggiosi, invitano gli altri e le altre a raggiungerli.
Il megafono urla: "Siamo troppi per avere paura, siamo troppi per avere paura....".
L'onda anomala non ha solamente invaso le nostre piazze e le nostre città, ma ha invaso soprattutto i nostri cuori e le nostre anime, cambiandole per sempre.
Siamo troppi per non farvi paura....

Con amore,
Stefano

1 commento:

elena ha detto...

Sarete sempre indispensabili per noi.
Siete indispensabili ogni volta che con la paura di non farcela, cerchiamo conforto o consiglio nel vostro esempio. Siete indispensabili perchè condividiamo la stessa gioia di ogni più piccolo traguardo.