
La contestata vittoria di Kibaki il 27 dicembre ha scatenato i sostenitori di Odinga. Bruciati vivi 50 civili di etnia kikuyu che si erano rifugiati in un tempio. E' scontro etnico
Il capo della missione d'osservazione elettorale dell'Unione europea, Alexander Graf Lambsdorff, ha dichiarato, martedì primo gennaio, che le elezioni presidenziali svoltesi in Kenya il 27 dicembre scorso sono state «viziate» (egli ha usato il termine inglese «flawed», che è abbastanza vicino all'italiano «truccate»).
Secondo Graf, la consultazione elettorale è stata poco credibile e al di sotto degli standard internazionali. Egli aveva già nei giorni scorsi espresso seri dubbi sulla regolarità delle elezioni presidenziali ed aveva dichiarato alla Bbc che ad alcuni suoi osservatori era stato impedito, nella Provincia Centrale, l'accesso ai luoghi in cui avveniva lo spoglio. Graf ha inoltre denunciato delle anomalie in una circoscrizione elettorale, riguardanti ben 20mila voti. E' opportuno esaminare accuratamente i risultati ufficiali delle elezioni presidenziali, che la Commissione elettorale ha reso noto domenica 30 gennaio: Mwai Kibaki ha ottenuto 4.584.721 voti. Raila Odinga si è fermato a 4.352.933. E Musyoka ne ha avuti 879.903.
Come si può notare, il presidente uscente avrebbe vinto con uno scarto di 231.788 voti, mentre, secondo la maggior parte degli osservatori, Odinga avrebbe avuto oltre 500mila voti di vantaggio. Consideriamo i risultati delle elezioni parlamentari: il Pnu (partito al governo) ha ottenuto solo 32 seggi, mentre l'Odm (opposizione) ne ha guadagnati ben 88. La vittoria dell'opposizione alle parlamentari è stata dunque netta, tanto che una ventina di ministri non sono stati eletti ed i tre figli del presidente Kibaki sono stati bocciati dagli elettori. Come è quindi possibile che i keniani abbiano scelto l'Odm nelle elezioni parlamentari ed abbiano votato Kibaki in quelle presidenziali? Anche alcuni componenti della Commissione elettorale del Kenya (Knc) hanno espresso forti perplessità sulla regolarità delle elezioni e contestato il fatto che, in un seggio elettorale, abbia votato il 115% degli aventi diritto di voto.
Secondo fonti ben informate, il segretariato del Commonwealth avrebbe deciso di formare una commissione d'inchiesta per verificare la regolarità del voto. Il primo ministro britannico Gordon Brown ha telefonato sia a Kibaki, sia ad Odinga, invitando entrambi ad evitare la violenza. Anche gli Stati Uniti hanno espresso seri dubbi sulle correttezza dello scrutinio.
Altissimo è il numero delle vittime: secondo fonti dell'opposizione, non confermate da osservatori indipendenti, i morti sarebbero almeno 500. Altre fonti, invece, stimano le vittime a 250. Un gravissimo episodio è avvenuto ad Eldoret, nell'ovest del Paese: molte persone, appartenenti all'etnia dei kikuyu, si erano rifugiate in una Chiesa cristiana di rito Wakorito, quando improvvisamente è divampato un incendio. Almeno 40 sono morte carbonizzate, mentre 42, secondo la Croce rossa, sono ricoverate in ospedale con gravi ustioni. Se si trattasse di un incendio doloso, sarebbe facile ipotizzare una ritorsione dei Luo, la terza etnia del Kenya, alla quale appartiene il leader dell'opposizione Odinga, contro i kikuyu, tribù alla quale appartiene il presidente Kibaki. Questa chiesa, infatti, affonda le sue basi nei riti ancestrali dei kikuyu, prima etnia del Kenya, che è però minoritaria nella zona di Eldoret.
Secondo i dati forniti dalla Croce Rossa keniana, sono almeno 70.000 gli sfollati. Le riprese aeree fatte dall'organizzazione umanitaria mostrano centinaia di case e di fattorie in fiamme e posti di blocco ogni dieci chilometri. Secondo Abbas Gullet, responsabile locale della Croce Rossa, «questa è una calamità nazionale». L'opposizione ha programmato una manifestazione nel centro di Nairobi per giovedì tre gennaio, nonostante la polizia abbia proibito ogni tipo di raduno. Non è difficile prevedere che potrebbe esserci un ennesimo bagno di sangue. Non resta che affidarsi alla mediazione dell'Onu e sperare che Mwai Kibaki e Raila Odinga ascoltino le parole del segretario generale Ban Ki Moon, che ha invitato i due leader rivali a risolvere pacificamente il loro contenzioso.
Giuseppe Liguori - missionario in Kenya
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