lunedì 17 dicembre 2007

"Manganellate" vigliacche di Gasparri contro la senatrice Haidi Giuliani


Il deputato di An: «Carlo Giuliani è morto e la madre va a Palazzo Madama»

Fin da quando era un pischello missino, al Tasso di Roma, dedito a menar le mani assai più che agli studi classici, Maurizio Gasparri appariva quello che era: un fascista volgare e violento, nella politica come nel profondo della sua anima (posto che ne abbia una). Uno che straparlava e minacciava. Uno che firmava leggi (berlusconiane) senza nemmeno averle lette. Uno dei peggiori prodotti della "conversione democratica" dal Msi ad Alleanza nazionale. Ora, però, Gasparri ha superato ogni limite e ogni decenza: non solo ha detto che a Genova, nelle giornate di luglio del 2001, c'erano trecentomila "delinquenti", non solo, come al suo solito, ha esaltato galera e repressione, non solo è arrivato a chiedere una commissione d'inchiesta contro i parlamentari della sinistra che, allora, manifestarono dentro e con quel movimento, ma si è permesso di insultare Haidi Giuliani con parole pesanti come un manganello. Si è permesso di accusare la nostra senatrice di "speculazione politica", sul corpo di un figlio ammazzato che ancora non ha avuto giustizia, insomma di aver usato Carlo come alibi per fare carriera parlamentare. Confesso, quando ho letto il dispaccio di agenzia relativo, di aver avuto un moto incontrollato di rabbia, disgusto, ribrezzo: come si fa ad essere così cattivi e vigliacchi? Come si può, in nome di una polemica politica assurda e infondata, colpire al cuore una donna straordinaria come Haidi, che da oltre sei anni è in lotta con il mondo (e con se stessa) per ottenere un po', almeno un po' di giustizia e di verità? Come è possibile che, nelle regole dello scontro politico, non ci sia il dovere basilare del rispetto che si deve sempre e comunque all'Altro e all'Altra, anche la più lontana da te? Lo sappiano non Maurizio Gasparri (al quale auguriamo, come nonviolenti, la vita squallida nella quale finora è cresciuto e ha perfino fatto carriera), ma i nostri lettori: Haidi ha resistito come ha potuto alla proposta di essere eletta senatrice. Non voleva assolutamente accettare, perché, diceva, "non sono all'altezza", "non sono una politica" - e ancora lo dice, glielo vedo scritto sul suo volto bello e fiero quasi ogni giorno, così come la vedo meditare tante volte la voglia di andarsene, di fuggire, di tornare "a casa". Siamo noi ad averla costretta a scegliere quest'altra sede di lotta che è per noi il Parlamento repubblicano, nel quale, nonostante tutto, crediamo profondamente. Siamo noi a costringerla a resistere, a restare insieme a noi, perchè Genova resta per tutti noi il luogo dove è ricominciato il conflitto di massa, la politica di massa per la trasformazione, la voglia irresistibile di un altro mondo. Un mondo senza gasparri -o dove i gasparri, se ancora ci sono, tacciono e diventano, per primi, rossi di vergogna. Cara Heidi, nell'abbracciarti ti voglio dire: ecco un'altra piccola ma sostanziale ragione della tua, della nostra scelta. Nonostante tutto, nonostante quella impudica sentenza, nonostante il dolore e le ferite che non si rimarginano, la lotta continua.

Rina Gagliardi tratto da Liberazione del 16/12/2007

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