Confesso il fastidio nel vedere gli intervistati dai vari TG che fanno a gara a chi si lamenta di più e a chi a fa la voce più grossa. Ma il fastidio fa presto a dileguarsi, basta chiedersi il perché di quella situazione. E la risposta è per alcuni aspetti sconvolgente: l'incancrenirsi di un'incapacità di gestione - 14 anni di commissariamento - , la stolta sottovalutazione del problema da parte dei politici, dei nostri politici, peggio, il ritenere che la Fisia di Romiti avrebbe potuto risolvere tutti i problemi a valle della raccolta dei rifiuti, hanno trasformato un problema sicuramente complesso in un'abissale crisi di credibilità.
Certo, stando agli ultimi risultati elettorali delle regionali e delle amministrative, neanche i ripetuti gravi errori e le conseguenze su un territorio degradato e lordato fino a far temere emergenze sanitarie sembrano aver scosso più di tanto i cittadini.
Che hanno continuato a confermare la loro fiducia in amministrazioni non in grado di gestire il problema, che, nell'emergenza infinita e mai risolta, produce un malessere generale e diventa simbolo di arretratezza e di incapacità di governo. Ma oggi non è più questione di presentare piani di intervento per far fronte al disastro; c'è da restaurare le rovine di un rapporto tra cittadini e istituzioni, tra cittadini e politica senza del quale soluzioni che pure sarebbero ragionevoli e possibili non possono neanche scendere in campo. C'è la consapevolezza di questo?
C'è la consapevolezza che troppo estesa è stata l'incompetenza e la corruzione? Che la criminalità organizzata non vuole rinunciare alle laute rendite che percepisce dal settore, e, per fare solo un esempio, si industria pure a sabotare i mezzi addetti al trasporto che non siano "suoi" - quelli pubblici - inceppando la filiera dei rifiuti, che mantiene così un paio di migliaia di operatori a produttività nulla? E questi interrogativi non ricevono davvero una risposta incoraggiante da strutture tecniche e da staff nei quali sembra prevalere, invece dell'efficacia delle soluzioni, l'opaco compenetrarsi di aree di influenza che sfumano dal rosso al verde. Eppure, a spese di sbagli e di gravi disagi della popolazione, il contesto è in qualche misura cambiato e la strada, costellata di immagini drammatiche e ripugnanti, anche moralmente, potrebbe dirigersi verso l'uscita dal tunnel.
Innanzi tutto FIBE non ha più le prerogative previste dal bando del '98, un vero capestro per la Regione. Il contratto è stato finalmente disdetto e quella società, che ha mostrato a dismisura la sua dannosa incapacità nel progettare e realizzare, oltre a una scarsa trasparenza, è solo un soggetto esecutore. Altra condizione necessaria per avviare la crisi verso una soluzione è la raccolta differenziata. La priorità di questo principio europeo, recepito dalla nostra legislazione, non è una rivendicazione ambientalista, ma la chiave di volta del problema. Perché? E' necessario tirare giù qualche numero.
Il quadro. In Campania si devono smaltire circa 7.500 tonnellate al giorno di rifiuti, ma i sei impianti di trattamento presenti hanno lavorato con carichi anche maggiori; i dati delle analisi merceologiche disponibili ci dicono che la caratteristica di questi RSU è di avere una frazione umida che si spinge fino al 40%. Che cosa è che non funziona? I tre flussi - umido, frazione secca e sovvallo - escono in realtà quasi indifferenziati dagli impianti; che devono allora essere ripuliti e sottoposti alla manutenzione, uno alla volta - tutti insieme creerebbe un vuoto drammatico nella capacità ricettiva e acuirebbe la crisi - in modo da ottenere i prodotti che si vogliono. La raccolta differenziata era arrivata pochi anni fa, appena iniziata, al 13%, in questi anni è scesa al 9%: un'organizzazione appena decente consentirebbe in breve, non farnetichiamo del 25%, almeno un 15% . Questo obiettivo consente di avviare tutta la frazione umida ricavata a uno dei sei impianti, che è già in grado, per dimensione e tecnologia, di ricavare compost di qualità. Le 6.300 tonnellate di rifiuti indifferenziati che restano conterrebbero ancora un buon terzo di frazione umida; se gli impianti di trattamento, rimessi in ordine, vengono fatti funzionare con i tempi previsti per la maturazione, stabilizzazione e raffinazione del rifiuto (cosa che fino a oggi non è mai successa) produrranno, stando ai dati di essiccazione per impianti simili, circa 1300 tonnellate di compost "grigio"; non più un rifiuto, ma con caratteristiche adatte per essere usato, ad esempio, come riempitivo nelle infinite cave abusive o non più coltivate della regione. In questa direzione ci sono già state esperienze positive.
Delle 7500 tonnellate quotidiane ne sono rimaste poco più di 4000 (a questo punto, di frazione secca); e già questo numero spiega come anche il modesto livello del 15% di differenziata sia il punto di partenza di un circuito virtuoso, non soltanto teorico. Ma di questo carico giornaliero, delle centomila tonnellate di rifiuti sparse nelle strade in queste settimane, degli oltre tre milioni di tonnellate di frazione secca ammassata in questi anni nelle ecoballe, che cosa ne facciamo? Sappiamo che proprio quest'ultimo enorme quantitativo, non essendo CdR con le caratteristiche richieste dal decreto del '98 - altro "dono" dell'incapacità di FIBE -, non potrà essere bruciato dal termodistruttore di Acerra.
E allora, che fare? Si potrebbe chiedere alle Ferrovie italiane, che hanno pensato bene di far sparire la loro società dedicata, di rafforzare quei contratti con i partner tedeschi in grado di trattare le ecoballe per trasformarle in materiale di recupero da usare in Germania. In ogni caso, sull'arco di almeno i prossimi due anni - e questo va fatto ben capire ai cittadini - l'unica soluzione è aumentare progressivamente, incessantemente la raccolta differenziata, cioè migliorare il sistema. E collocare tutto quello che avanza in discarica. Certo, adesso i cittadini si ribellano anche contro un impianto ben fatto di discarica controllata, ma non credo che vogliano la diossina "fai da te" sprigionata dall'incendio dei rifiuti. Credo che siano in grado di capire, se qualcuno glielo spiega. Se qualcuno dei massimi responsabili politici dello sfascio va da loro in ginocchio e gli promette di non commettere più i gravi errori del passato.
di Massimo Scalia * docente universitario
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