venerdì 19 ottobre 2007

Decreto contro il bullismo: cosa c'è dietro?

Venerdi’ 12 ottobre 300mila studenti hanno manifestato in oltre 130 piazze Italiane contro il provvedimento del ministro Fioroni che reintegra nel corso dell’ anno scolastico gli esami di riparazione. Un provvedimento voluto e votato solo dal consiglio dei ministri senza nessuna consultazione e discussione con gli studenti, le loro organizzazioni, le loro rappresentanze.


Una prima giornata di mobilitazione studentesca che ha inaugurato il “lungo” autunno del movimento studentesco che ha posto nelle piazze alcune delle questioni irrisolte che affliggono il mondo della scuola. Reddito di formazione, accesso libero alla cultura in tutte le sue forma, riforma delle lezioni e dei metodi di apprendimento, edilizia scolastica, democrazia e riforma degli organismi di governance degli istituti, per citarne alcune. Questioni su cui il ministro Fioroni ancora non ha dato risposte politiche.

Oggi apprendiamo dai giornali un nuovo provvedimento del ministro ancora una volta deciso nel chiuso di una stanza ed annunciato con una conferenza stampa che introduce nuovi e più severi provvedimenti disciplinari per gli studenti che ledono “la dignità dei compagni e degli stessi professori”. Sotto questa formula che riassume la risposta ai tanti casi di violenza e di bullismo che vivono nella scuola si nasconde un provvedimento sbagliato autoritario e pericoloso.

Ogni scuola potrà formulare un elenco di comportamenti “violenti”, “devianti” ed emettere sentenze disciplinari che contemplano sospensioni oltre i 15 giorni, fino a perdere l’ anno scolastico o l’ esame di stato. Le occupazioni annunciate contro i provvedimenti Fioroni, le autogestioni o il fumare una canna nei bagni potranno diventare arbitrariamente oggetto di espulsione. Dipende dal preside di turno, dalla singola scuola, da chi si decide di perseguire.

Dopo cani antidroga, poliziotti infiltrati e telecamere oggi le scuole si trasformano in tribunali, i consigli d’ istituto in giurie e gli studenti in imputati. Nuovo monito alla severità ed all’ autorità di un sistema scolastico che non riesce a fronteggiare la crisi della generazione che lo attraversa.

I casi di violenza, di dorga e di omofobia sono il prodotto di una crisi verticale che investe la nostra generazione, i suoi sogni e la sua condizione di precarietà della formazione, del lavoro e della vita casi che continueranno anche con questo provvedimento.
Vogliamo spazi per l’ autogestione e la creatività, vogliamo scuole aperte di pomeriggio agli studenti ed ai soggetti sociali, vogliamo una scuola dell’ ascolto e dell’ inclusione, vogliamo il diritto al futuro.
Saremo in piazza il 20 ottobre nella manifestazione della sinistra con uno spezzone del movimento studentesco per portare questi temi, consapevoli che se il ministero ha scelto la severità senza l’ ascolto dovrà spiegarlo alle migliaia di studenti che da dopo il 17 novembre, giornata internazionale per la liberazione dei saperi, saranno ad occupare tutte le scuole d’ Italia.



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